Le novità e gli obblighi per imprese e organizzazioni nel 2025
Negli ultimi anni il tema della responsabilità amministrativa delle società e degli enti ha assunto un ruolo sempre più centrale nella vita delle imprese. Il riferimento normativo è il Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231, che ha introdotto in Italia un sistema innovativo: quello per cui anche le persone giuridiche, le società e le associazioni possono essere chiamate a rispondere di determinati reati commessi nel loro interesse o vantaggio. In pratica, se un amministratore, un dirigente o un dipendente commette un illecito per favorire l’azienda — ad esempio un reato ambientale, fiscale o di corruzione — la responsabilità non ricade soltanto sulla persona, ma anche sull’impresa stessa, se questa non ha predisposto adeguate misure di controllo e prevenzione. Si tratta di un cambiamento importante: la legge riconosce che le organizzazioni non sono meri contenitori, ma soggetti capaci di influenzare i comportamenti dei propri membri.
Un sistema basato sull’organizzazione
Il D.Lgs. 231/2001 si fonda su un principio chiave: la cosiddetta “colpa di organizzazione”.
In altre parole, l’ente risponde quando il reato è stato possibile a causa di una gestione poco attenta o di procedure interne inadeguate. L’obiettivo del legislatore non è punire le aziende, ma spingerle a dotarsi di strumenti concreti per prevenire illeciti e promuovere comportamenti etici e trasparenti.
Il Modello 231: un presidio di legalità e trasparenza
Per tutelarsi, le imprese possono adottare il cosiddetto Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo, noto come Modello 231. Si tratta di un documento che definisce regole, procedure e controlli interni pensati per evitare che, all’interno dell’azienda, si verifichino comportamenti contrari alla legge.
Un modello efficace nasce da un’analisi accurata dei rischi (cioè delle aree aziendali più esposte a possibili reati) e prevede strumenti come:
- protocolli per autorizzazioni e decisioni,
- controlli indipendenti attraverso un Organismo di Vigilanza,
- canali di segnalazione sicuri e riservati (whistleblowing),
- formazione continua del personale su etica e legalità.
Se il modello è ben strutturato e realmente applicato, può escludere o ridurre la responsabilità dell’ente in caso di reato.
Le principali novità introdotte nel 2024 e 2025
Negli ultimi due anni la normativa è stata aggiornata in modo significativo, ampliando il catalogo dei reati che possono comportare responsabilità per gli enti.
Tra gli interventi più rilevanti:
- Il D.Lgs. 26 settembre 2024, n. 141 ha esteso la disciplina 231 ai reati doganali e in materia di accise, come contrabbando o frodi nel pagamento delle imposte. Ciò riguarda da vicino le aziende che operano nel commercio internazionale, nella logistica o nella distribuzione di carburanti ed energia.
- La Legge 6 giugno 2025, n. 82 ha introdotto un nuovo articolo dedicato ai reati contro gli animali, includendo condotte come maltrattamento, abbandono e sfruttamento. La novità coinvolge non solo allevamenti o strutture veterinarie, ma anche imprese di trasporto, spettacolo e comunicazione.
- Il Decreto-Legge 8 agosto 2025, n. 116, poi convertito nella Legge 3 ottobre 2025, n. 147, ha rafforzato la normativa sui reati ambientali, inserendo nuove fattispecie come combustione illecita di rifiuti, omessa bonifica e impedimento dei controlli ambientali. Le sanzioni sono state inasprite, arrivando fino a due anni di interdizione dall’attività.
Queste modifiche mostrano una direzione chiara: il legislatore vuole rendere le imprese sempre più protagoniste nella prevenzione dei reati e nella tutela dell’ambiente, degli animali e della legalità economica.
Sanzioni e conseguenze
Quando un ente è ritenuto responsabile, le sanzioni possono essere molto pesanti. Oltre alle multe, sono previste sanzioni interdittive come:
- la sospensione o la revoca di licenze e autorizzazioni,
- il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione,
- fino all’interdizione temporanea dall’attività.
Anche la pubblicazione della sentenza di condanna può avere gravi conseguenze sulla reputazione aziendale, con ripercussioni economiche e di immagine spesso più gravi della stessa sanzione economica.
Aggiornare il Modello 231: un investimento, non un costo
Alla luce delle novità normative del 2025, ogni impresa dovrebbe verificare se il proprio Modello 231 sia ancora attuale e completo. Occorre aggiornare la mappatura dei rischi, rivedere le procedure interne, potenziare la formazione e garantire l’efficacia dei canali di segnalazione. Un modello aggiornato non è solo uno strumento di difesa giuridica: è anche un segnale di affidabilità verso clienti, partner e istituzioni, e contribuisce a costruire un clima aziendale sano, basato su trasparenza e responsabilità.
In conclusione
La responsabilità amministrativa degli enti non è più un tema per pochi specialisti: riguarda ormai tutte le imprese, grandi e piccole. Il D.Lgs. 231/2001 rappresenta oggi uno strumento di governance etica e sostenibile, che aiuta a prevenire i rischi penali e a promuovere la cultura della legalità. Aggiornare e applicare correttamente il Modello 231 significa scegliere di fare impresa in modo consapevole e responsabile, proteggendo non solo l’azienda, ma anche il valore e la reputazione costruiti nel tempo.

